Nel Natale di oggi si è abituati a vedere gli alberi coperti di addobbi, le luci appese fuori dai balconi e le decorazioni fatte con il vischio o con l’agrifoglio, ma la maggior parte di queste tradizioni sono tratte da una festa pagana tipica dei paesi scandinavi: lo Yule. Festa di origini norrene, è riportata in alcuni testi del IX-X secolo d.C, quando i piccoli insediamenti nordici in Inghilterra iniziarono ad espandersi fino a diventare vere e proprie città: Jorvik (York), Repton e Snotingham (Nottingham) sono solo alcuni dei centri urbani sviluppatisi in quel periodo; altre testimonianze provengono invece direttamente da testi norreni, come l’Edda Poetica o la Ragnarsson saga (“Saga dei figli di Ragnar”). Ancora, dai miti nordici, come quello che narra della morte di Balder o del banchetto nella sala dei giganti. Tra le informazioni reperibili da questi testi, possiamo notare alcuni punti in comune che ci permettono di delineare meglio la struttura dei festeggiamenti: la festa durava dai 5 ai 7 giorni e veniva celebrata nello stesso periodo del Natale cristiano, cosa che sconvolse molto i sassoni inglesi, che credevano di aver convertito finalmente i coloni norreni. Si trattava essenzialmente di un periodo di riposo e gioia, volto a celebrare il solstizio d’inverno e la fine momentanea delle razzie; gli unici a mantenere la propria attività lavorativa erano quindi tutti coloro che non avevano a che fare con l’ambito bellico (veggenti, locandieri e commercianti), mentre fabbri, costruttori di navi e soldati potevano trascorrere con calma le giornate ad addobbare il grande albero, solitamente un frassino, posto al centro degli insediamenti: questo doveva ricordare lo Yggdrasil, l’albero cosmico che, secondo la tradizione popolare scandinava, sorreggeva i nove mondi. Insieme a dei rituali spiritici per far ritornare le anime dei defunti e poter passare anche con loro la festa, tipici dello Yule erano poi i banchetti nei quali veniva servito un suino (solitamente un maiale, ma venivano usati anche i cinghiali) precedentemente offerto in sacrificio a Freyr, dio dell’agricoltura e del bestiame. Una volta sacrificato, il sangue veniva raccolto in una ciotola e, con esso, veniva unto lo jarl e venivano benedetti i campi, affinché fornissero un raccolto maggiore. Fuori dalle case erano poste delle lanterne e le porte della casa lunga erano coperte di vischio o agrifoglio. Loki, nel mito della morte di Balder, userà proprio una di queste foglie per coprire la punta della freccia che ucciderà il figlio di Odino, essendo il vischio il suo unico punto debole. Durante la festa, inoltre, venivano svolte diverse attività, alcune più tradizionali e comuni, altre più desuete e curiose: si passava da lotte con armi di legno, permesse anche ai bambini, e sfide di tiro con l’arco a corse sui cinghiali e gare in cui si rincorrevano dei polli; non mancavano, infine, gare di bevute, che attiravano più o meno spettatori a seconda della fama dei partecipanti (quella più famosa era, infatti, tra Halfdan ed Ivarr il Senz’ossa, entrambi figli di Ragnar Lothbrok). Si trattava quindi di una festa decisamente più movimentata del Natale cristiano di allora, composto solo dalla Santa Messa, ma, quando le popolazioni vichinghe stanziate in Inghilterra vennero sconfitte nell’XI secolo e i rimanenti coloni si convertirono al cristianesimo, le due feste si mescolarono, dando vita ad un Natale completamente diverso, ricco di luci, più festoso e colmo del significato di condivisione con i propri cari che ha ora. Questa crasi tra le due festività è manifestata anche a livello linguistico: nei paesi scandinavi si usano i termini Jul (in Danimarca e Svezia), Jól (in Norvegia e in Islanda) e Joulu (in Finlandia) per indicare entrambi, sia il Natale che lo Yule. Nel caso in cui non siate ancora del tutto convinti, sappiate che, secondo la tradizione nordica, la notte del 26 dicembre, Odino passa per ogni villaggio e casa a lasciare dei doni alla porta, sia fisici, come scudi, asce o utensili per la cura del corpo, che spirituali, come un amore improvviso o la gloria in battaglia. Il medesimo ruolo verrà poi ricoperto per i cristiani da San Nicola, per poi arrivare al Babbo Natale che conosciamo tutti. Il Natale non è però l’unica festa che ha avuto contatti ed è stata influenzata da altre celebrazioni, ma questo è probabilmente un argomento che approfondirò in un altro articolo. Essendo ormai in periodo natalizio, spero inoltre che questo articolo possa essere servito a comprendere maggiormente lo spirito della festa e colgo l’occasione per augurare buone feste a tutti i nostri lettori: god Jól til alle!