BARBIE – L’origine di una bambola e il suo scopo

Chi non ha mai giocato con le Barbie? La nota bambola prodotta dalla Mattel grazie alla quale le nostre giornate, quando eravamo bambini, si sono allietate. La storia delle Barbie è molto complessa. L’idea iniziale venne dalla mente di Ruth Mosko, conosciuta con il cognome di Handler. Suo marito, Elliot Handler e l’amico Harold Mattson producevano manufatti in legno. Nel 1945 è avvenuta la vera svolta: venne fondata la compagnia “Mattel” dalla fusione dei nomi appartenenti ai creatori. Anche Ruth lavorava in questa azienda, per questo prestava molta attenzione al modo di giocare dei suoi due figli, Barbara e Kenneth, da cui prese successivamente ispirazione per i nomi di Barbie e Ken. I ninnoli che produceva la Mattel erano designati soprattutto per i maschi, come ad esempio la mitragliatrice giocattolo. Le bambine, invece, erano solite adoperare le bambole, con le quali giocavano a fare le madri. Barbara, però, preferiva giocare con immagini di attrici ritagliate. Ruth allora ebbe l’intuizione di creare una bambola di età adulta con cui avrebbero potuto giocare a fare le grandi. Tuttavia un oggetto del genere esisteva già in Svizzera: si chiamava Lilly ed era usato dagli adulti come gioco erotico. Ruth in collaboazione con la Mattel comprò diverse bambole, acquistando anche il brevetto e i diritti di autore, per poi riadattarle e formare così la prima vera Barbie il 9 marzo del 1959. Questa indossava un costume a righe bianco e nero, aveva lo sguardo laterale e i capelli biondi. Venne messa sul mercato a tre dollari, ma inizialmente le madri non la compravano ai propri figli, pensando fosse destinata ad un pubblico più adulto; per questo venne creato uno spot in collaborazione con la Disney, all’epoca l’unica compagnia di rilievo presente sui canali della TV, nel quale la Barbie appariva con un abito da sposa, affinché il suo obiettivo fosse quello di insegnare alle bambine a vestirsi bene e ad avere modi delicati. Da quel momento fu un vero successo, tanto che solo nel 1959 vennero vendute 315.000 Barbie. Nel 1965 i ruoli della bambola cambiarono: fu messa in commercio Barbie Astronauta, ma in seguito le furono assegnati circa 180 mestieri. Le furono anche dati un nome completo, ossia Barbara Millicent Roberts, e delle origini. La sua famiglia è formata da: George Roberts, suo padre, un ingegnere; Margarets Roberts, la madre casalinga; Skipper e Chelsea, entrambe sorelle minori di Barbie; Todd e Stacie, i fratelli gemelli; Kristina, o Krissy, rappresentata come un neonato, e infine la nonna. In seguito sono stati aggiunti nuovi personaggi come Ken, ovvero il fidanzato di Barbie. Di anno in anno la bambola fu modificata per adattarsi ad uno stile più contemporaneo. Essendo particolarmente nota all’epoca, nel 1976, in occasione del bicentenario dell’indipendenza degli USA, Barbie fu addirittura posta, assieme ad altri oggetti dell’epoca, in una capsula, con l’intenzione di tenerla sigillata fino al 2076. Il 1985 è stato un anno di svolta per la bambola, principalmente per quattro avvenimenti principali: il 3 Luglio venne rilasciato nelle sale il film “Ritorno al futuro”, e il 13 luglio ci fu il “Live Aid”, un concerto per sostenere l’Etiopia dove si esibirono i Queen con oltre due miliardi di telespettatori. Quest’ultimo avvenimento avvicinò i bambini e i ragazzi al mondo della musica e favorì l’ambizione nei più giovani di intraprendere una carriere da rockstar. Il 6 Ottobre 1985 uscì la serie televisiva animata “Jem e le Holograms” prodotta dalla Hasbro, società avversaria della Mattel, per vendere le sue bambole molto simili alle Barbie, nonché più favorite dal mercato. Dato il successo anche la Mattel volle creare un film simile: “Barbie e le sue rockstar”. Gli anni ottanta tuttavia non furono un periodo di successo. Fu prodotta una bambola che sapeva parlare, le cui frasi più eclatanti erano: “La matematica è troppo difficile!” oppure “Adoro fare shopping!” favorendo lo stereotipo della ragazza bionda sciocca e superficiale. Insieme a questo articolo si trovava un’altra Barbie con una bilancia (che segnava 50 chili) insieme ad un libretto su come perdere peso. Questo portò ad un evidente disappunto verso le Barbie, che da modello per essere ciò che più si voleva, divennero un ideale assurdo da inseguire. Per questo poi le due bambole vennero ritirate dal commercio. In seguito venne scritta la canzone “Barbie Girl” dagli “Aqua”, celebre gruppo musicale dell’epoca. Quest’ultima venne ritenuta dalla Mattel diffamatoria, tanto che l’azienda decise di ridimensionare la conformazione fisica delle Barbie per crearne una più simile alla realtà. Dopo questa “età buia della Mattel” vennero creati altri film d’animazione che riscossero un grande successo: “Barbie e lo schiaccianoci” (2001), “Barbie Raperonzolo”, “Barbie e il lago dei cigni”, fino ad arrivare oggi a circa 42 pellicole cinematografiche. Nel giugno del 2001 vennero create le Bratz, nemiche delle Barbie, anticonformiste, molto truccate e con un carattere più ribelle. Per questo, al contrario dei figli, non piacquero alle madri. Le Bratz erano rappresentate con diverse etnie, mentre Barbie canonicamente era sempre stata bianca e bionda. Queste bambole però furono boicottate dalla Mattel, poiché si trattava di un prodotto ideato da un ex-dipendente e che venne ritenuto rubato. Ne scaturì un maxi-processo, vinto infine dalla Mattel, che impose il ritiro delle Bratz dal mercato. In quel periodo però Barbie stava perdendo la sua fama, fino alla produzione del primo film live action “Barbie”, prodotto dalla nota regista Greta Gerwig (famosa per “Piccole Donne”, 2019 e “Lady bird”, 2017) in collaborazione con la Mattel. Il film narra la storia di una Barbie, denominata “Barbie stereotipo” (interpretata da Margot Robbie), che vive a Barbieland, un universo rosa shocking parallelo al nostro governato dalle celebri bambole, e dove i rispettivi Ken sono ignorati e bistrattati. All’improvviso Barbie, inconsapevolmente, inizia a manifestare pensieri e difetti anatomici che una bambola non dovrebbe avere. Insieme a Ken, denominato “Ken da spiaggia” (interpretato da Ryan Gosling), andrà nel mondo reale per trovare la bambina che ha questi pensieri tristi, giungendo in un mondo molto diverso dal suo. All’interno del film si possono trovare molte sottotrame, come quella dedicata ai Ken che, grazie al lavoro sublime di Ryan Gosling, risaltano e mettono quasi in secondo piano la storia vera e propria. Inoltre ci sono diversi “easter eggs” delle vecchie bambole prodotte dalla Mattel, alcune delle quali sono state persino ritirate dal commercio. Secondo la mia opinione il film è godibile, ma mi sarei aspettata qualcosa in più: dato che le Barbie sono dei giocattoli per bambini pensavo che il pubblico di riferimento sarebbe stato quello dei più piccoli; inoltre, a mio parere, come molti lungometraggi usciti in questi anni, è fin troppo scorrevole nella narrazione: prendo come esempio il bellissimo monologo che fa Gloria (impiegata della Mattel che aiuta Barbie nel mondo umano) alla fine del film, che è completamente dislocato dal contesto in cui è inserito. Tuttavia la pellicola è stata apprezzata da moltissime persone, tanto da incassare 1,18 miliardi di dollari al botteghino. Inoltre il celebre marchio Zara ha prodotto nuovi capi di abbigliamento ispirati proprio a questo film.

Autore

Cecilia Botti

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