INTERROGATO – Papa Urbano II. Ma secondo chi?

La hybris è uno dei temi preferiti degli antichi maestri della narrativa. Essa rappresenta la tracotanza umana del ritenersi al di sopra degli dei, non vincolati dalla propria impotenza al cospetto del divino. Gli dei, nei racconti mitici, spesso risvegliano la mortalità nel cuore degli umani attraverso cataclismi e dimostrazioni di potere. “Macchia, interrogato.” In simile maniera la professoressa De Torchio risveglia nel mio cuore la consapevolezza di essere un povero ingenuo che la notte prima ha fatto le due del mattino con Breaking Bad. “Parlami del contesto storico dell’undicesimo secolo. Quali erano le tre principali categorie in quel periodo?” “Imperatore, papa e popolo.” “Esatto. Qual era il rapporto fra di loro?” Lì finisce la conoscenza atavica. Si improvvisa. “Lei conosce i giochi RPS, professoressa?” “Eh?” “Si tratta di un genere di giochi in cui nessun elemento è oggettivamente superiore, sono tutti sottomessi l’un l’altro fra di loro.” “Cosa stai-” “Questo è ciò che vediamo fra queste tre categorie. Il papa può deporre l’imperatore, l’imperatore può tiranneggiare il popolo…” “E il popolo che fa?” “Be’, ad alcune persone la messa non piace.” “Sì ma questo non-” “E poi naturalmente il Papa scomunicava l’imperatore.” “Sì, esatto. Questo rappresenta uno dei grandi motivi per cui si parla della separazione di Stato e Chiesa. Sai dirmi perché?” “E’ naturale che Stato e Chiesa si siano separate. Era un problema di cattiva comunicazione. Scomunicazione, appunto. L’imperatore provava sempre ad esprimere i suoi bisogni. Comunicava, lei capisce. Ma il papa era sempre assente, passivo-aggressivo, non diceva niente e pretendeva che si facesse tutto. Per forza poi si sono separati.” “Ma no, ma io parlo dei poteri politici, la lotta per le investiture” “Investiture eccome. Il papa e l’imperatore avevano i loro vescovi.” “Ecco, esatto” “E questa cosa non gli piaceva. Quindi se li investivano a vicenda. E se li investivano a destra a manca, finché non ne rimaneva più nessuno. E a un certo punto l’imperatore si è stufato, e ha deciso di investire proprio il papa.” “Ma dove?” “Sul raccordo. Il raccordo di Worms. Però in mezzo c’era anche il popolo, e mica era felice che il papa e l’Imperatore sfrecciassero a tutta velocità investendo gente. E per questo non li rispettava, i popolani facevano fronte comune. Facevano un po’ per conto loro. E il papa era felice, perché tanto non scriveva lui le leggi. E così il papa si alleò con quelli del comune. I comunisti, insomma.” “Ma come i comunisti…” “Del resto si sa, i comunisti non vanno d’accordo con lo stato. E quindi anche loro si sono messi a investire i vescovi.” “Ma alla fine chi vince?” “Be’, non i comunisti. Perché le automobili erano tutte importate.” “No, no, aspetta. Cambiamo argomento. Papa Urbano II. Cosa ha fatto lui?” “Papa Urbano secondo chi?” “Urbano II, il papa!” “Urbano secondo il papa?” “Sì!” “Al papa non piaceva Urbano. Trovava che fosse troppo frivolo, faceva troppa baldoria in città, per questo si chiamava Urbano. Il papa non approvava, secondo lui sarebbe dovuto stare a casa a studiare” “No! Ma Urbano II, i crociati…” “I crociati, appunto, ci stavo arrivando. A Urbano piaceva un sacco il calcio. E una sera stava al campetto con gli amici, quando arriva un avversario, in scivolata e sbam! Gli rompe tutti e due i crociati. Le imprecazioni che ha tirato giù quel giorno erano abbastanza per riempire una Bibbia.” “Ma la demonizzazione del nemico-” “Appunto per questo gli hanno rotto i crociati! Urbano era tifoso della Roma. Ma tifoso vero, eh. Diceva peste e corna della Lazio. E infatti la scivolata gliel’hanno fatta gli avversari, i nemici, perché un po’ di tempo prima Urbano gli aveva insultato la madre.” La professoressa De Torchio mi guarda con gli occhi rossi. Mi fa cenno di andare a posto, dopodiché tira fuori una bustina di Maalox. Alla fine poteva andare peggio.

Autore

Giovanni Maria Macchia

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