KID YUGI – Rap fra cultura e degrado

Francesco Stasi, in arte Kid Yugi, è un artista rap Italiano classe 2001, originario di Massafra (Taranto), e ad oggi conta milioni di ascoltatori sulle più rilevanti piattaforme di streaming musicale. Vede il suo esordio con il singolo “Grammelot”, sin da subito successo a livello nazionale, continuando con il suo primo disco “The Globe”, che ottiene anche featuring in alcuni album dei più alti esponenti Italiani del genere. Un artista ad oggi in costante crescita, ma per quale ragione? Sono state innumerevoli le pubblicazioni e le critiche in merito alla sua figura, ma una cosa è certa: è un artista completo, che nei suoi testi riesce a fondere le esperienze date dal suo passato vissuto nello squallore, con una cultura che mira alla redenzione sociale. Nonostante la sua nascita in un clima di violenza e di criminalità, mostra come in ogni brano ci sia un tentativo di repulsione nei confronti di una vita basata sul culto del crimine, e riesce a renderlo grazie a varie citazioni e riferimenti che spaziano dal cinema alla letteratura, dalle nuove serie TV ai grandi classici, e che, usate coerentemente, riescono a mandare forti messaggi all’ascoltatore. “Il Ferro di Čechov” ne è un esempio peculiare: il riferimento è a “Čechov’s Gun”, un principio drammatico coniato dal drammaturgo russo Anton Chekhov, il quale suggerisce che ogni elemento introdotto in una storia debba essere necessario e servire a uno scopo. Il rapper in questo modo combatte la celebre “teoria della finestra rotta”, la quale afferma che la repressione dei piccoli reati contribuisca al mantenimento dell’ordine pubblico e alla prevenzione di atti più gravi, sfruttando l’esperienza che porta nel suo bagaglio culturale. Un altro chiaro esempio in cui Kid Yugi riesce nel suo intento è in “Paradiso Artificiale”, brano tratto da “La Divina Commedia”, album del rapper Tedua. Il nome ispirato all’opera di Dante deriva da una nomea affibbiata al suo autore, dovuta al suo modo d’esprimersi considerato poetico, per questo detto “Dantedua”. Kid Yugi, dunque, riesce ad esprimersi in merito all’imputabilità morale ed etica di determinati atti, tema fondamentale nella cultura popolare, con dei riferimenti ai personaggi posti nei vari gironi dell’inferno dantesco. Pone all’ascoltatore, pertanto, una questione fondamentale: si è responsabili di ciò che si è indotti a fare per via delle circostanze? In merito alla questione si sono espressi vari esponenti di altrettanto varie dottrine filosofiche, come ad esempio Kant, che introduce un nuovo stile di riflessione filosofica, ponendo una “questione che concerne la storia”, o meglio ancora, la “questione della storia”, e ha suscitato un’altra problematica, che a sua volta ha fondato una forma di riflessione che va da Hegel a Foucault: un nuovo e diverso modo di interrogazione critica, che verte non tanto sulle condizioni formali della verità, quanto piuttosto sul problema dell’attualità, del presente, dell’evento, di noi stessi. Come ultimo, non per importanza, fra i temi che sono oggetto delle sue canzoni, vi è il suo rapporto con le sostanze stupefacenti. Kid Yugi parla apertamente del suo uso di droghe e dell’impatto che hanno sulla sua vita. Esprime il desiderio di essere genuino e onesto con sé stesso, anche se può essere scomodo. Senza alcun dubbio è un personaggio intrigante, che si distingue dalla concorrenza e risulta quasi unico nella sua metrica, nei suoi testi e nel messaggio che rivolge. È un punto di riferimento per una crociata che a noi studenti del liceo classico è più vicina che mai: la cultura risana, la cultura è ciò che ci redime ed apre le porte per la realizzazione dei nostri obbiettivi. Con un futuro che dunque si prospetta promettente, Kid Yugi è un giovane alla ricerca di una coesione oggi andatasi a perdere nel suo ambito musicale, ma che sta riportando in auge: sarà d’ispirazione per una possibile rivoluzione? Solamente il tempo ce lo saprà dire.

Autore

Saverio Stroppa

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