GIULIA CECCHETTIN – Un’altra anima portata via dalla violenza

Giulia Cecchettin era una giovane donna ventiduenne che viveva con la sua famiglia in Veneto, a Vigonovo. Frequentava l’Università di Padova dove studiava Ingegneria Biomedica insieme all’ex ragazzo Filippo Turetta, con cui aveva avuto una storia terminata lo scorso agosto dopo la morte della madre. I due erano rimasti in “buoni rapporti”, tanto che, in occasione dei preparativi della laurea di Giulia, che si sarebbe dovuta svolgere giovedì 16 novembre, sabato 11 novembre i due si sono visti per andare in un centro commerciale ad acquistare il vestito che Giulia avrebbe dovuto indossare per quel giorno speciale, ma non sono più tornati a casa, o perlomeno, Giulia non farà mai ritorno. L’ultimo contatto che Giulia ha avuto con la sua famiglia è stato un messaggio inviato a sua sorella, Elena Cecchettin, alle 22:43 di sabato 11, poi non si è saputo più nulla. Le indagini e i racconti della sorella e del padre hanno messo in primo piano la gelosia di Filippo Turetta nei confronti della ragazza, la sorella ha infatti raccontato di essersi accorta di alcuni “campanelli d’allarme”. Secondo lei il giovane aveva nei confronti di Giulia un comportamento controllante e coercitivo. Elena ha anche dichiarato che la sorella si era confidata con le amiche qualche volta quando ancora era nella relazione e che lui aveva minacciato più volte di uccidersi se lei lo avesse lasciato. Filippo non accettava che lei si laureasse prima di lui, ed addirittura, una volta, dopo il rifiuto della proposta del ragazzo di accompagnarla a fare acquisti, questi l’aveva seguita fino alla fermata dell’autobus. Elena si era accorta che non era una buona compagnia per Giulia. Martedì 14 novembre le due famiglie si sono riunite chiedendo aiuto ed invitando i ragazzi a tornare a casa. Il timore di un possibile femminicidio non era ancora contemplato. Sono stati esaminati tutti i luoghi che i due giovani erano soliti frequentare, ma non si è trovato nulla, le ricerche sono continuate comunque. Negli scorsi giorni un testimone ha raccontato di aver visto Filippo e Giulia litigare in un parcheggio di Vigonovo, non lontano dall’abitazione della ragazza, ma poi c’è stata la svolta definitiva: le telecamere dello stabilimento di Dior hanno ripreso i due litigare pesantemente e lui mentre la picchiava; lei, presa a calci, gli urlava di smettere. Risaliti in auto lei era riuscita a scappare, ma Filippo l’ha prima colpita alle spalle, l’ha gettata a terra ed ha continuato ad infierire; una volta esanime, l’ha caricata sulla sua grande Punto nera e si è allontanato dall’occhio della telecamera. Fino all’ultimo istante la sua famiglia sperava fosse tutto un incubo, fino a quando sabato 18 novembre il corpo senza vita di Giulia è stato ritrovato nei pressi del Lago di Barcis, a cinquanta metri dal ciglio della strada. Nascosta nel fitto del bosco, era lì, adagiata in una cavità tra le rocce, con due sacchi neri intorno al corpo che forse servivano a coprire il colore acceso del suo maglioncino. Sul suo corpo c’erano non solo segni di percosse e varie contusioni, dovute anche alla caduta, ma numerose coltellate mortali sul collo e sulla testa; sulle mani erano visibili i classici tagli di chi cerca di difendersi: la conferma di un omicidio di cui è accusato l’ex fidanzato, ma anche un macabro dettaglio che riporta gli inquirenti a riflettere sull’ipotesi della premeditazione. Quando è arrivato anche il medico legale e si è riusciti a recuperare il corpo, sono subito balzate agli occhi le ferite: “Numerose” dice chi le ha viste. L’ipotesi dell’utilizzo di un coltello non era ancora emersa, anche perché il famoso video che riprende l’aggressione attorno alle 23.30 nella zona industriale di Fossò (Venezia) non è chiaro. Si vede Filippo che colpisce Giulia alla testa, ma non è possibile stabilire con cosa, prima di trascinarla verso l’auto apparentemente già esanime per caricarla nel bagagliaio. Ma proprio il numero di fendenti trovati sul corpo apre la porta a un’altra ipotesi, ovvero che ci sia stata una seconda fase dell’aggressione con una raffica di coltellate. Filippo Turetta è stato fermato e arrestato sabato 18 alle 22, in Germania, dove ha terminato la sua corsa con la Grande Punto ripresa dalle telecamere del Nordest. L’auto del ragazzo era ferma sulla corsia d’emergenza perché, secondo gli agenti, era finita la benzina e Filippo non aveva soldi per fare nuovamente rifornimento. Viaggiava verso sud e non avrebbe opposto resistenza agli agenti. Era in fuga da una settimana. Giulia è la centocinquesima donna vittima di femminicidio in Italia dall’inizio dell’anno; una ragazza bella e giovane che aveva appena incominciato a volare, alla quale però sono state tagliate le ali troppo presto. Ciò che è successo a questa ragazza testimonia che noi donne non siamo libere come si pensa, ma dobbiamo andare avanti vivendo con l’ansia e col terrore, sentendoci privilegiate di “essere ancora vive”. Giulia poteva essere una di noi, e in questi giorni la sua morte ci deve ricordare che viviamo in un paese dove ancora è molto forte il patriarcato, ove ci si illude che la donna sia libera di amare o non amare più, di decidere per la sua vita o per il suo futuro. Di certo la storia di Giulia non passerà inosservata, come quella di tutte le altre giovani ragazze vittime di questa violenza, vittime della paura e del mondo che ci circonda. Noi donne non dobbiamo permettere a nessuno di decidere per la nostra vita e per il nostro futuro. Spetta solo a noi decidere. Anche stavolta avremmo potuto essere noi, anche stavolta avreste potuto essere voi, anche stavolta avremmo potuto essere tutte. Come si può continuare a vivere con la paura di essere le prossime?

Autore

Lavinia De Sanctis

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