Era il 1983 quando a Sayreville, nel New Jersey, nella contea di Middlesex, il giovane di origini siciliane John Francis Bongiovi Jr, in arte Jon Bon Jovi, fondò insieme a David Bryan una band che, sebbene non trovò mai un suo genere a cui rimanere fedele, fece la storia della musica di fine ‘900. Fedeli da sempre alle sonorità del Rock, si fecero notare per le grandi influenze del Metal, della musica elettronica e in alcuni casi del Country (ad esempio in “Wanted Dead Or Alive”), il che li portò ad essere riconosciuti come i pionieri dell’Hair/Glam-Metal degli anni ‘80. Questo apparente disordine donò loro un sound inconfondibile, caratterizzato dai potenti groove di batteria di Tico Torres, che spesso si avvale di ritmi sincopati e di potenti e definiti colpi di cassa, o dalla chitarra di Richie Sambora, su cui il più delle volte viene applicato un effetto di distorsione o overdrive, talvolta utilizzata con il suo caratteristico Talkbox Synth, diventato simbolico su pezzi considerati dei veri e propri inni di quegli anni, come ad esempio “Livin’ On a Prayer” o “It’s My Life”. I Bon Jovi possono inoltre fare affidamento sulle fitte e mai monotone linee di Basso di Alec John Such, sostituito a causa di un improvviso abbandono nel ‘95 da un altro formidabile bassista, Hugh McDonald, famoso, oltre che per non essere stato da meno rispetto al suo predecessore, per il suo stile sul palco, caratterizzato dai suoi immancabili occhiali da sole a specchio. A completare l’opera, oltre alla versatilissima voce del leader e frontman Jon Bon Jovi, dotato di un’invidiabile estensione vocale, c’era, alle tastiere e al sintetizzatore, David Bryan, capace di dare consistenza ai prodotti della bandcon armonizzazioni alquanto audaci (rispetto a normali accordi formati da tonica, terza e dominante, utilizza spesso accordi, ad esempio, di undicesima, aggiungendo all’accordo di base la settima, la nona e l’undicesima nota). Fatte tutte queste considerazioni, se dovessimo scegliere un aggettivo per il sound dei Bon Jovi, sicuramente sarebbe “Potente”, e infatti, non a caso, la loro discografia è colma di “Power Ballads”, come ad esempio “Always” e “Bed of Roses”, che nonostante mantengano il ritmo di una ballata, caratterizzato da sonorità dolci e toccanti, non mancano della parte definita “Power”, in quanto, rispetto alle ballate tradizionali, sono completate dalla presenza della chitarra elettrica distorta dall’utilizzo dei synth e da un rapido e coinvolgente groove di batteria. Tra i più fortunati album dei Bon Jovi ricordiamo il loro primo disco “Bon Jovi”, il loro terzo album “Slippery When Wet”, il quinto, a seguito della loro prima pausa, “Keep the Faith”; poi nel 1994 pubblicarono il loro primo Greatest Hits “Cross Road”, contenente però due inediti, “Always” e “Someday I’ll Be Saturday Night”; nel giugno del 2000, dopo la loro seconda pausa, pubblicarono “Crush”, con pezzi del calibro di “Thank You for Loving Me” e “ It’s My Life”, che si posizionò al secondo posto dietro “Supernatural” di Carlos Santana ai Grammy Awards. Nel 2014 lo storico chitarrista Richie Sambora lasciò la band per motivi personali e fu sostituito dal canadese (di origini greche) Philip Theofilos Xenidis, in arte Phil X, che ad oggi suona con il gruppo. I Bon Jovi infatti sono ancora in attività e, seppur con i capelli più bianchi e meno lunghi degli anni 80, continuano a scaldare i cuori dei loro fan in tutto il mondo con l’energia e il ritmo che da sempre li caratterizza.