CIME TEMPESTOSE – Recensione del capolavoro di Emily Brontë

Cime tempestose è un capolavoro dell’era vittoriana scritto tra il 1845 e il 1846 da Emily Brontë. Questo romanzo non si può definire la solita storia d’amore: narra di vendetta, odio e rancore, e si distacca non poco dal gusto letterario dell’epoca precedente. Non è un caso che, proprio sotto il regno della regina Vittoria, si abbia un forte sviluppo dello stile gotico. Infatti, in questo periodo, i racconti sono contraddistinti dal materialismo e pessimismo che caratterizzano tutta l’epoca. Tornando a Cime tempestose, la trama è ricca di intrecci, e gran parte del libro si sviluppa sotto forma di analessi (o flashback). La storia si ambienta principalmente tra l’abitazione degli Earnshaw, chiamata Wuthering Heights (da cui deriva il nome del romanzo) e quella dei Linton, chiamata Thrushcross Grange, ed è narrata dal signor Lockwood, ospitato per una notte da mr Heathcliff nella sua magione a Wuthering Heights durante una tempesta. Ammalatosi, Lockwood verrà curato da Nelly, la governante, che gli racconterà le appassionanti e macabre vicende della famiglia. Mr Earnshaw era il proprietario di Wuthering Heights; un giorno decide di accogliere nell’abitazione come suo figlio Heathcliff, un bambino rozzo e poco curato, che diventerà presto il suo preferito. A causa di ciò, Heathcliff sarà trattato in modo pessimo da tutti, tranne che da Catherine, la sua sorellastra. I due hanno sin da subito un rapporto unico e sembrano essere anime gemelle. Ben presto la bambina si innamora del coetaneo. Ma tutto questo verrà sconvolto dal trasferimento di Catherine nella casa dei Linton, in cui sarà allontanata per molto tempo dal fratello, e in cui le verrà impartita un’educazione completamente diversa da quella ricevuta nella sua casa. Diventerà una signorina dai modi raffinati, tanto che non le sarà possibile sposare il suo grande amore, poiché lo considera uno zotico non adatto a lei. Da qui si sviluppa la tragedia, un amaro amore, in cui i due protagonisti si inseguiranno fino alla fine. Essendo entrambi estremamente orgogliosi, non lasceranno mai la presa, nemmeno davanti alla promessa di un felice matrimonio, e si sposeranno con altri personaggi. Nondimeno Heathcliff non solo amerà, ma adorerà la ragazza come se fosse una dea, dimostrando un profondo rispetto nei suoi confronti. Infatti, parlando del marito di Catherine, egli dirà: “non lo avrei mai bandito impedendogli di frequentarla, fin tanto che ella avesse desiderato la sua compagnia. Ma nel momento in cui l’interesse di lei fosse scemato, gli avrei strappato il cuore e avrei bevuto il suo sangue! Tuttavia, fino a quel giorno avrei preferito morire a poco a poco piuttosto che torcergli un capello!” La sete di vendetta gioca una parte fondamentale nella storia, e spinge i protagonisti a compiere azioni scellerate solo perché nessuno dei due ha intenzione di cedere, e ciò condannerà entrambi a una vita triste e piena di rancore. Ma, nonostante il loro rapporto sia morboso e corrotto, saranno gli unici ad accettarsi reciprocamente. A parole è difficile spiegare la bellezza di questo romanzo: è una storia che lascia senza fiato, a partire dalle descrizioni dei due luoghi che rimangano come bloccati nel tempo nonostante gli anni che passano. Anche i personaggi secondari colpiscono molto e prendono attivamente parte alla storia: basti pensare ai servitori che, invece di essere sottomessi al padrone, si permettono addirittura di impartirgli ordini e oziare tutto il giorno. In conclusione, è un romanzo che consiglio vivamente a chi ama storie d’amore e il genere noir, e vuole avventurarsi in qualcosa di diverso dal solito.

Autore

Chiara Di Meo

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