«Il più bello dei mari / è quello che non navigammo […]. I più belli dei giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello / che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto» (N. Hikmet-Ran, Poesie d’amore, Mondadori, Milano, 2002). Sul finire della pandemia del nostro tempo, immagina di affacciarti dalla finestra della tua stanza e descrivi quello che vedi, senti, vivi.
Ognuno di noi, studenti della III B, ha scelto una o più frasi dal proprio compito di italiano da condividere con il “Popolo dell’Augusto”.
«Per quanto non lo dessi a vedere, il pensiero di tornare alla normalità mi terrorizzava talmente tanto che cominciai a tremare. Dopo mesi in cui l’unico rapporto che avevo avuto era quello con la mia famiglia, dover incontrare altre persone mi spaventava per un motivo che neanch’io ora saprei spiegare. Come l’acqua che, informe, si adatta al suo contenitore, così avevo fatto io. Mi ero talmente adeguata e abituata a quella situazione che per me era ormai diventata abitudine». A.B.
«Ero completamente in gabbia sia all’esterno che all’interno. L’unico scenario che riuscivo a scorgere dalla mia finestra erano le luci lampeggianti che si proiettavano dalle strade deserte e buie e danzavano sulle finestre chiuse delle case, dove probabilmente qualcun altro stava cercando là fuori, nel buio, una via d’uscita da questo incubo». E.B.
«Durante tutto quel tempo trascorso sola con me stessa ho fatto conoscenza di quell’essere che chiamiamo “dolore”. Arriva all’improvviso, è uno di quelli che entra senza bussare e ti stravolge la vita. L’ho conosciuto, mi è stato accanto nei momenti di più aspro sconforto in cui i miei occhi erano stracolmi di oceano che scorreva lungo le mie guance, rigate, proprio come scogli corrosi dalle onde». L.Z.
«L’adolescenza della nostra generazione non è stata vissuta pienamente, ma questo non ci ha privato di rafforzare le relazioni con i compagni, infatti ad oggi, anche a distanza di anni, siamo ancora amici e sappiamo tutto l’uno dell’altro e soprattutto ci aiutiamo nei momenti di difficoltà perché oggi, più di allora, la solidarietà che ci ha unito ci ha resi più disponibili e responsabili verso noi stessi e verso le persone che amiamo». V.M.
«Abbiamo interrotto le nostre abitudini, i nostri rapporti sociali e la nostra normalità. Abbiamo colmato tutto con la solitudine, il silenzio, le paure, le immagini angoscianti e continue dei notiziari.
Vivo nell’attesa che un giorno qualcuno lo annunci ovunque: l’incubo è finito!». E.R.
«In questi lunghi mesi sono emerse tutte le fragilità umane, ma una cosa è certa: abbiamo sofferto e serve del tempo per lenire le nostre ferite, e questa sofferenza sarà nostra forza per la ripartenza». J.R.
«Ormai la pandemia si è dileguata, il virus non circola più e le persone hanno ricominciato ad abbracciarsi ed incontrarsi senza alcun timore. Si percepisce solo un senso di libertà, di spensieratezza e felicità». A.C.
«Una felicità che ci permette di respirare, che negli ultimi tempi non abbiamo mai provato, trascorrendo mesi e mesi soffocando». A.G.
«Non pensavo che provare una felicità del genere fosse umanamente possibile. È come se la mia vita ricominciasse dopo una lunga pausa, non soltanto la mia ma quella di tutti». G.A.
«Oggi, a fine pandemia, è dunque un nuovo inizio per tutti noi. È una seconda occasione per vivere al meglio ogni singolo istante della nostra vita. Ora, dalla piccola finestra della mia stanza, riesco a scorgere un mondo maturo, e noi con lui». F.L.
«Durante questa pandemia ho avuto paura per la mia famiglia e sopratutto per i miei nonni che sono ormai anziani, soli e a nove ore di macchina da qui. Ho riflettuto molto sull’importanza dei rapporti familiari e ho capito che diamo per scontato che niente può distruggerci poiché non è sempre così». G. C.
«Sono allegra, esuberante, vogliosa di tornare a vivere come non ho potuto fare per i precedenti due anni. Sono carica, mi sento invincibile ed inattaccabile, e dico a me stessa: abbiamo vinto!». B. M.
«Le persone riprendono a salutarsi con abbracci e baci, le strade sono nuovamente affollate, si sentono le grida dei bambini che giocano e gli anziani seduti al bar che discutono e nessuno indossa più la mascherina: la paura per il virus è ormai passata. Sembra di essere tornati alla normalità ma nessuno dimenticherà mai il periodo vissuto». R.G.
«La paura per il Coronavirus è sparita; le persone possono camminare per strada e salutarsi con baci e abbracci, possono far visita ai nonni senza temere di mettere a rischio le loro vite; le strade, i mercati, i bar e i ristoranti sono di nuovo colmi di gente; sembra di esser tornati ad un momento prima della pandemia, e sembra ancora strano guardarsi intorno e notare che le persone non indossano più la mascherina, non mantengono le distanze di sicurezza e non utilizzano alcuna precauzione». F.R.S.
«“È quasi finita, finita!” continuo a ripetermi, e non c’è niente che mi renda più felice e angosciata allo stesso tempo. Ora il mio unico obiettivo è vivere al cento per cento ogni giorno della mia vita perché questa può cambiare radicalmente in un solo istante». C.B.
«Chiudo gli occhi per fissare alcune immagini dentro di me. Voglio ricordare questa sensazione piacevole e unica, questo senso di libertà che mi ha travolta appena sentita la notizia, ma ancor di più quando mi sono resa conto di questo improvviso ritorno alla normalità. Sono sicura che la paura non passerà presto ma fuori dalla mia finestra ricomincio a vedere la vita». L. A.
«Abbassando lo sguardo noto un ragazzo che sta passeggiando con il suo cane e non indossa la mascherina, osservo il suo viso, tutti quei lineamenti e quelle espressioni che lo rendono unico perché la mascherina ci aveva resi tutti uguali, irriconoscibili, quasi senz’anima». C.Z.
«Finalmente è finita: le persone colpite dal virus sono guarite, siamo tornati a giocare senza paura di abbracciarci ed ammalarci, siamo liberi di uscire dalle nostre case e sentire il calore del sole sulla pelle. Nei parchi si tengono per mano coppie di anziani col volto segnato dalla mascherina e i ragazzi, come simbolo di protesta, lanciano per aria tutti quei dispositivi chirurgici. Sorrisi, lacrime di gioia e risate hanno preso il posto di quel mostro che ci ha tormentati per anni». S.G.
«Questa pandemia nonostante abbia portato grandi sofferenze in ognuno di noi, ci ha fatto capire il valore delle piccole cose quotidiane, facendoci approfondire i valori interpersonali e riflettere su ciò che è realmente importante nella vita». C.D.G.
«In fondo, questa pandemia devo anche ringraziarla perché ho vissuto a pieno la mia famiglia e riscoperto il valore della libertà». S.R.
«Comprendi la forza dell’insieme vivendone il distacco». A.B.
«Questa pandemia, oltre ad averci reso delle persone più responsabili – chi più e chi meno – ci ha fatto riscoprire l’importanza, anche se faticosa e stressante, della nostra routine quotidiana». G.G.
«Un’ultima panoramica e mi accorgo di essere felice, di non sentire più un nodo allo stomaco. È un istante che sa di eternità». C.B.