“IL RAGAZZO E L’AIRONE” – L’ultimo film di Miyazaki

“Il ragazzo e l’airone” o anche “How do you live” in inglese, ossia: “Voi come vivrete?” è un film dello Studio Ghibli uscito in Italia il 1° gennaio 2024. Lo Studio Ghibli è forse uno delle case d’animazione giapponese più famose al mondo, produttrice di film quali: “Il mio vicino Totoro”, “Ponyo sulla scogliera”, “La città incantata” e molti altri. I fondatori sono: Isao Takahata noto soprattutto per la produzione del film “Una tomba per le lucciole”, uscito lo stesso anno de “Il mio vicino Totoro”(il primo film dello Studio Ghibli); Toshio Suzuki; Yasuyoshi Tokuma e Hayao Miyazaki, il nome forse più conosciuto e a cui si associa maggiormente la nascita di questo studio. Quest’artista scoprì la sua passione per l’animazione dopo aver visto un film all’età di quarant’anni circa con alle spalle uno studio di Scienze politiche. Oggi, all’età di ottantatré anni, ha prodotto probabilmente il suo ultimo film, dopo aver cercato ripetutamente di andare in pensione, ma non riuscendovi a causa della passione che lo lega al suo lavoro, ma anche a causa dell’assenza di un suo erede. Hayao ha un figlio che ha prodotto ad esempio la serie “I racconti di Terramare” inspirati alla saga di libri di Ursula K. Le Guin, un flop che lo ha allontanato dal mondo del padre dopo che quest’ultimo lo ripudiò. “Il ragazzo e l’airone” narra la storia di Mahito (che in giapponese significa sincero), un ragazzo di dodici anni, che dopo la morte della madre si rifugia in un paesino di campagna, incapace di superare la perdita. Un giorno incontrerà un airone magico che gli rivela che in realtà sua madre è in vita, e così Mahito partirà per ritrovarla. La produzione di questo film è stata annunciata ufficialmente nel 2016, ma in tutti questi anni non è mai stato rilasciato un trailer o una conferenza stampa. Andare per la prima volta a vedere un film dello studio Ghibli al cinema è stata un’esperienza unica e indimenticabile. Difatti ho scoperto i suoi film durante il lockdown e me ne sono subito appassionata: vedere il logo dello studio sul classico sfondo blu sul grande schermo del cinema mi ha fatto salire un groppo alla gola per la commozione. Fin dai primi istanti il film mi ha rapito e mi ha fatto immergere nei vari ambienti presenti nelle scene, trasmettendomi tranquillità, felicità, tristezza, agitazione. Inoltre ho rispettato la “legge di Miyazaki” non vedendo alcun trailer e non leggendo la trama, nonostante l’abbia visto l’ultima settimana di gennaio. Ciò ha reso l’esperienza molto più appassionante. Il film mi è piaciuto moltissimo, ma è stato differente da quelli che avevo visto precedentemente, con un tono molto più serioso e profondo, trattandosi dell’infanzia di Miyazaki. Ma ci ha pur donato un lieto fine, nonostante in alcuni punti trasmetta uno stato d’agitazione, causato per esempio dalla popolazione dei pappagallini che voleva uccidere Mahito, o dallo zio di quest’ultimo, creatore del mondo dell’airone indeciso su chi dovrebbe ereditare il proprio regno dopo la sua morte. I colori, soprattutto dei pappagallini, erano molto intensi e vivaci, con lo stile unico e riconoscibile dello Studio Ghibli che mi ha fatto emozionare sin dall’inizio. Fondamentale è il tema della morte della madre, molto caro a Miyazaki, il dolore della perdita che lo porta alla ricerca di questa in un altro mondo, che poi, infine, lo riporterà alla ricerca di sé stesso e di un modo di andare avanti nonostante il vuoto che porta dentro. Consiglio a tutti di vederlo, soprattutto al cinema, perché fornisce un’esperienza unica e indimenticabile.

Autore

Cecilia Botti

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