Il teatro è un termine la cui etimologia risale al greco antico «θέατρον», luogo di pubblico spettacolo, che condivide la sua radice con quella del verbo «θεάομαι» ossia “osservare”, “scrutare”. Nel tempo la tradizione del teatro si è evoluta ma non ha mai vacillato, tanto che, nonostante vanti una storia di quasi 3000 anni, non è mai andato “fuori moda”. Ad oggi quello teatrale è un ambiente estremamente formativo per la psiche di un individuo: non c’è mai timore di non piacere, di non essere apprezzati, perché non un’anima tra quelle sedute nella penombra della platea ci potrà mai conoscere per chi siamo veramente. È la finzione che mette in moto la rappresentazione, è la finzione che, una volta saliti sul palco, con cautela ci vela il volto e ci bisbiglia tutto ciò di cui l’attore ha bisogno affinché possa arpionare l’attenzione del pubblico: “stasera, in questo teatro, tu sei immortale”. Ed è vero. Nessun attore vede mai al di là di quel segmento di vita del personaggio che si sta interpretando. È probabilmente per questo motivo che spesso si pensa al ruolo dell’attore come quello di un bugiardo. Non è forse vero che al fin di portare a teatro qualcuno che non siamo sia necessaria la bugia? E non è forse vero che, per quanto predisposto un individuo possa essere alla menzogna, il primo che la debba invece ritenere un semplice rivisitazione della realtà sia lui stesso? Non si può di certo pretendere che il pubblico pianga la tragica morte di un personaggio se non sono in primis coloro che si trovano sul palco, coloro che la morte la dovrebbero star vivendo sulla propria pelle, o meglio, sulla pelle della finzione, a piangere. Se non piange il bugiardo, nessuno piangerà con lui, poiché si entra a teatro con la consapevolezza che tutto ciò che ci verrà propinato sarà una simulazione di una verità fittizia che è stata rimodellata più e più volte. È questo compito degli individui mascherati che favoleggiano sul palcoscenico gesticolando in modo inconsueto: dare allo spettatore la loro personale verità reinterpretata a piccoli bocconi, finché eventualmente, entrambi si troveranno a crederla veritiera.