INTERVISTA A DONATELLA SCHÜRZEL in occasione della Commemorazione del “Giorno del Ricordo” dei Martiri delle Foibe Istriane e dell’Esodo delle popolazioni Giuliano-Dalmate (Sala della Protomoteca, Campidoglio)
Direttore: Durante l’incontro si è discusso del tema della diversità e dei confini soprattutto in relazione alla condizione di esule; in proposito le volevo chiedere: qual è il vero significato da attribuire alla parola “confine” nel 2023?
Donatella Schürzel: Il confine oggi dovrebbe essere qualcosa di molto diverso da quello che nel corso della storia, anche di quella giuliano-dalmata del confine orientale, è stato sino a pochissimo tempo fa: un luogo di tristezza, dolore, separazione netta, frattura, e per molti anni anche di pericolo. Il termine latino “cumfinis” si allontana molto da ciò che rappresenta il confine ora. Un tempo, infatti, era il luogo di collegamento dei limiti, le parti terminali degli stati e dei paesi, come è stato il confine tra le terre dell’Adriatico orientale, ovvero un luogo di incontro e non di scontro.
Oggi lo deve diventare di nuovo. La caduta dell’ultimo confine, che ha costituito per molto tempo un blocco propriamente fisico ma soprattutto psicologico e ideale, ha iniettato nella comunità internazionale la speranza di ripensarci tutti parte di un’unica grande area, un’orbita sociale, culturale, politica, storica, nonché economica e lavorativa, capace di condurci tutti verso una sempre maggiore coesione e verso la cancellazione di certi orrori e tragedie del passato, responsabili non solo di morti brutali, ma anche di un dolore inenarrabile, profondo e lacerante che ha colpito con maggior gravità gli esuli.
Direttore: A suo avviso, qual è il miglior insegnamento che la giornata del ricordo dovrebbe trasmettere alle nuove generazioni?
Donatella Schürzel: Dovrebbe essere questo: ricordare, mantenere ben chiara la propria provenienza, le proprie origini, le proprie radici, sapere qual è il sostrato, il mondo storico-culturale da cui si proviene, la propria nazione, senza essere timorosi di utilizzare certe parole; allo stesso tempo fare sì che ciò permetta di comprendere che ci sono dei modi positivi per andare avanti nella storia, e dei modi che non lo sono. Gli orrori delle guerre, quando arrivano a delle situazioni estreme, come quelle che hanno riguardato il mondo giuliano-dalmata e che continuano a lacerare il nostro secolo, non potranno mai rappresentare la strada giusta, e non basta dirlo a parole, bisogna ricordare. Il ricordo poi, personale ed emotivo, deve diventare memoria, quella che rimane nel tempo e nella storia, quella documentata dalle fonti. Di qui si parte per costruire il domani, per essere se stessi, ognuno con le proprie radici, portatrici non solo di un ricordo malinconico, ma bussole capaci di guidarci nella direzione corretta. In questo senso, abbiamo l’obbligo di custodire e farci rappresentanti di un esempio storico così tragico e travagliato ma che conserva come messaggio ultimo l’inestimabile valore racchiuso nel verbo “riunirsi”.
Questo è un popolo che si sta ritrovando a dispetto di quello che la storia stava delineando, una storia spesso tiranna che però alla fine restituisce tutto, bisogna solo saper aspettare.
Direttore: La ringrazio moltissimo per il suo tempo e per la profondità culturale del suo intervento.
Un ringraziamento speciale va alla Prof.ssa Donatella Schürzel, Vice Presidente Vicario dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.