Incuriositi dal suo lavoro, che da anni affascina ragazzi e ragazze in tutto il mondo, abbiamo deciso di intervistare il doppiatore Gabriele Vender, per portarvi con noi in un viaggio che, con gli occhi di chi questo mestiere lo pratica ormai da un po’ di anni, possa aprirci le porte di questa realtà e farcela conoscere più nel profondo e dall’interno, raccontandoci esperienze personali ed interessanti e divertenti aneddoti. Ma chi è Gabriele Vender? Gabriele Vender nasce a Roma nel 1987 e, mentre frequenta la facoltà di Economia all’Università, viene introdotto quasi per caso al mondo del teatro e della recitazione da una sua cara amica, direttrice di una compagnia teatrale amatoriale. A partire dalle esperienze in questo ambito scoprirà poi la sua grande passione per il doppiaggio, ma questo, se avrete il tempo e la volontà di ascoltare l’intervista per intero, lasceremo che sia lui a raccontarvelo. Gabriele capisce sin da subito che di quella sua passione, scoperta un po’ per caso, avrebbe potuto farne un lavoro, e riesce così, man mano, ad aprirsi un varco in questa realtà grazie ad una serie di fortunati incontri e, soprattutto, grazie alla sua perseveranza e alla sua ardente volontà di apprendimento e di costante miglioramento. Di seguito vi lasciamo dei brevi passi estrapolati delle domande poste a Gabriele durante l’intervista e delle sue risposte. Se siete interessati e volete visionarla nella sua interezza, vi basterà cliccare qui.
D: Come ti sei avvicinato al mondo del doppiaggio? Quali passaggi ti hanno portato a diventare un doppiatore professionista?
R: Si sono verificati diversi intrecci che mi hanno portato, poi, ad intraprendere questa professione di cui inizialmente sapevo veramente poco, ma che, tuttavia, mi affascinava molto; ero infatti molto interessato dal fatto che io, anche senza guardare, potessi vedere e immaginare quanto accadeva. Ho iniziato la mia carriera studiando recitazione e teatro, ai quali mi ha introdotto una mia amica che possiede una compagnia teatrale amatoriale. Più tempo passavo a recitare e più comprendevo quanto mi piacesse non solo questo, ma anche cercare di dare un maggiore senso alle parole e alle battute, cosa alla quale gli altri membri della compagnia, seppur molto preparati nella recitazione, nel canto, nella danza e in tanti altri tipi di arte diversi, prestavano solitamente minore attenzione. Dopo una serie di incastri quasi miracolosi, ho iniziato, man mano, a conoscere meglio l’ambiente e ad esercitarmi nel doppiaggio, ed ho poi intrapreso questa fantastica carriera.
D: Hai mai lavorato per un prodotto d’animazione o di altro genere nel quale la tua voce doveva essere modificata in post-produzione?
R: Non è mai capitato che la mia voce venisse radicalmente modificata; a volte capita che venga leggermente alterata per degli effetti, ad esempio quando si parla al telefono oppure per riprodurre “l’effetto radio”. Mi è invece stato chiesto più volte di cambiare il mio timbro vocale; esempio lampante si riflette nella figura di Hisoka: un personaggio appartenente al noto anime “Hunter x Hunter”, dal carattere folle e dalla voce melliflua. Quasi mi spaventavo da solo nel doppiarlo.
D: Nel corso della tua carriera, qual è stata la scena o la battuta che ti ha emozionato di più, sia nel doppiarla che nel guardarla in seguito?
R: La battuta che mi ha emozionato maggiormente appartiene al live action dello Schiaccianoci realizzato dalla Disney, dove io ho doppiato proprio quest’ultimo. Ricordo che, negli istanti finali, lui, rimasto nel suo mondo, pronuncia la frase “le persone che ami, anche se non le vedi più, rimangono sempre nel tuo cuore”, che mi ha fatto pensare a tutte le persone a cui voglio bene e che non ci sono più o che non vedo spesso, e mi ha fatto immaginare situazioni che non sono ancora accadute, ma che accadranno, poiché sono parte della vita di ogni uomo. Devo dire che, quella battuta, mi ha fatto veramente emozionare e venire le lacrime agli occhi.
D: Qual è la tua routine di preparazione che precede l’entrata nello studio di registrazione? Ci sono delle tecniche di riscaldamento vocale o di concentrazione che utilizzi?
R: Ci sono tanti esercizi che nel mio percorso di formazione ho imparato e che continuo sempre a ripetere, ma ne cerco anche di nuovi. Tra i tanti troviamo ad esempio i vocalizzi mattutini, per riscaldare la voce o, come per i cantanti, le scale. Inoltre è interessante notare come non sia solo il riscaldamento vocale ad intervenire nell’utilizzo della voce, ma anche, ad esempio, tutti gli esercizi che riguardano la lingua, le labbra, il diaframma, come la ripetizione di numerosi scioglilingua.
D: Qual è il consiglio più importante che daresti a qualcuno che vuole intraprendere la carriera nel doppiaggio?
R: Il consiglio principale che posso dare, e che al tempo hanno dato a me, è quello di partire da uno studio prettamente teatrale, del corpo e delle emozioni, per poi andarsi, in caso, a specializzare nel doppiaggio, in modo da prenderci lentamente la mano con molta pratica.