D: Tirando le somme, crede che i social media, dando accesso a chiunque alle informazioni ma allo stesso tempo esponendo l’utente a un’ infinita quantità di fake news, siano più positivi o negativi?
R: Io penso che possano essere certamente molto negativi. Noi lavoriamo all’osservatorio italiano contro la disinformazione e vediamo ogni giorno che danno possono arrecare. Al tempo stesso potrebbero essere molto positivi, perché online c’è molta informazione interessante, anche su social media gratuiti come X, che pure è piagato dalla disinformazione. Ci sono fonti grazie alle quali puoi seguire la guerra a Gaza o in Ucraina e accedere gratuitamente a molte notizie che altrimenti sarebbe molto difficile avere dai grandi media. Quindi non c’è un bene o un male in sé, ma bisogna orientarsi e selezionare le informazioni di qualità distinguendole dalle informazioni negative. Le scuole e i giornali dovrebbero fare di più, i mass media anche. Io non sono uno dei giornalisti che storce il naso dicendo “oggi chiunque può fare il giornalista”, perché parlare e comunicare non è come fare la trapanazione del dente del giudizio. La Costituzione non dice che hai diritto a togliere il dente del giudizio. Per farlo devi fare la scuola di dentista. Di contro la Costituzione dice che tu hai diritto a esprimere le tue idee. Non hai diritto a diffondere disinformazione e su ciò le piattaforme social devono porre un controllo.
D: La seconda domanda è sull’intelligenza artificiale. Quanto farà bene o male all’umanità?
R: Questo dipende dall’umanità, non dall’intelligenza artificiale. Quando abbiamo inventato l’energia atomica, nel 1945, (forse avrete visto “Oppenheimer”) essa ha distrutto interamente due città giapponesi. Se cercate quando l’intelligenza artificiale ha acceso la prima lampadina, scoprirete che ciò è accaduto alla fine degli anni’ 50. Dunque mentre per usare la tecnologia in modo negativo è servito poco, per usare la tecnologia in modo costruttivo sono serviti 20 anni di più. Dipende tutto da come la utilizzeremo. Gli europei sono persuasi che servono regole, infatti stanno facendo una nuova legge sull’intelligenza artificiale, l”AI Act”, che dovrebbe entrare in vigore dopo le elezioni europee. Io penso sia come il paradosso di Achille e la tartaruga. Nel tempo in cui la legge entrerà in vigore, la tecnologia sarà già andata avanti. Quindi servono certamente delle regole, ma non sciocche. Servono regole che siano adatte alla tecnologia e non siano adatte alla burocrazia. Spero poi che come tante altre tecnologie le forze del male la useranno per loro e le forze del bene e della democrazia la useranno per il bene. Non sono un catastrofista: penso che libertà, democrazia e giustizia siano valori superiori e che l’uso che faranno della tecnologia vincerà.
D: L’ultima domanda riguarda l’argomentazione a favore dei professionisti e contro l’intelligenza artificiale. È secondo lei fondata e valida, anche per quanto concerne le professioni artistiche che richiedono uno sforzo di creatività?
R: All’inizio del secolo scorso un grande artista, Marcel Duchamp, disse “noi siamo tutti artisti”. Prese un orinatoio, lo firmò e lo espose come pezzo d’arte. Più avanti Warhol espose una latta di zuppa Campbell. Questo voleva dire che chiunque di voi può essere un artista. Oggi grazie all’intelligenza artificiale chiunque di noi può diventare artista, scrittore, scultore con le stampanti tridimensionali. Nella mia famiglia sono l’unico che non sa disegnare. Grazie all’intelligenza artificiale disegno e riesco a mandare i miei disegni ai miei fratelli. Ciascuno di noi nei prossimi 25 anni potrà essere artista. L’idea che gli artisti siano una classe a sé, baciati dal genio, non esiste più. Comincia una nuova stagione in cui tutti siamo artisti.