S. Di Pinto: Quale può essere un possibile identikit del mafioso? Qual è il tipico comportamento?
W. Ciocci: Non esiste un vero e proprio identikit, ognuno agisce come crede. Solitamente utilizzano la gentilezza, cercando di manipolarti e conquistarti. Non hanno l’aspetto del mafioso del film “Il Padrino”,
non indossano la coppola. Usano soprattutto tecniche di manipolazione con l’obiettivo di conquistare la
tua fiducia e chiedere qualcosa in cambio, secondo la concezione del dono: dare, avere e distribuire.
Simone: Quali possono essere degli esempi di tecniche di manipolazione?
W. Ciocci: Le tecniche di manipolazione consistono spesso appunto nel conquistarti. Nel mio caso, come ho raccontato oggi, l’avvocato Bevilacqua ha tentato di conquistarmi e farmi capire che era molto attratto
da me. Stava utilizzando una tecnica maschilista e molto antica: voleva attrarmi per potermi chiedere qualcosa in cambio. L’obiettivo solitamente è “diventiamo amici”.
J. Trovato: Sicuramente oggi ancora sopravvive la ricostruzione storica ma anacronistica del mafioso con indosso la coppola e armato di lupara. Odiernamente, invece, il mafioso ha ad esempio il volto di un avvocato di Palermo, come quello arrestato qualche anno fa e che si muoveva liberamente dentro e fuori
la Sicilia. Oggi la mafia è costituita da tante persone che non ti stupiresti di veder accedere a importanti cariche politiche, come in un governo regionale. Bisogna stare molto attenti, perché ormai hanno l’apparenza di persone normali. La mitologia dei mafiosi come comuni delinquenti ha molto agevolato le organizzazioni criminali; sembra quasi che siano qualcosa di diverso, quando in realtà sono ben nascosti nel tessuto sociale. Sono normali cittadini che però scelgono di diventare dei delinquenti e di declinare al massimo livello un concetto tipico della mentalità siciliana: il silenzio, a qualunque costo, che dalle nostre parti chiamiamo omertà.
S. Di Pinto: Si può dunque affermare che la mafia sia ben integrata nel tessuto sociale e che per questo
sia sempre più complesso individuarla?
W. Ciocci: Assolutamente sì, poiché ormai i mafiosi possono essere trovati ovunque. Sia nella ‘Ndrangheta
che in Cosa nostra i figli dei boss frequentano l’università e studiano, per poi diventare avvocati e commercialisti. Bisogna uscire dall’ottica del “Padrino”, altrimenti non riusciremo mai a contrastare efficacemente la mafia, poiché diventerà sempre più complicato. Come già detto ormai, i familiari dei criminali studiano e girano il mondo, perciò sono difficili da individuare. Prima la ricerca era meno complessa. Si deve uscire dall’idea di Totò Riina, Provenzano e di quella fase stragista, ma pensare ad una mafia ormai evoluta, motivo per il quale noi studiosi abbiamo il dovere di mantenere molto alta l’attenzione. Infatti, per molto tempo non siamo stati in grado di comprendere quest’evoluzione, restando molto indietro. Ora, ad esempio, non sappiamo chi abbia il comando della Sicilia; probabilmente non ci vorrà molto per scoprirlo, tuttavia continuiamo a essere troppo indietro, poiché non siamo intervenuti quando avremmo dovuto farlo. Non abbiamo compreso questo processo, soprattutto per quanto riguarda la ‘Ndrangheta.
J. Trovato: Vorrei però aggiungere che i criminali vengono continuamente colpiti, sappiamo infatti chi regge le fila di Cosa nostra o delle varie organizzazioni criminali. Vengono comunque scoperti, anche grazie a strumenti di cui disponiamo e che vengono forniti alle forze dell’ordine, e con il contributo di investigatori di altissimo livello che operano per contrastare le mafie. Ci sono tutti gli strumenti per combattere l’ascesa della criminalità. I delinquenti vengono ostacolati, stanati e infine arrestati. Quella attuale non è una mafia che vince, ma continua a galleggiare, a imporre le proprie regole e a dominare territori dove è ancora forte l’antica visione del mafioso come uomo rispettabile – parola che mi fa venire i brividi -, come uomo d’onore. I mafiosi sono tutto fuorché questo, nonostante continuino a farsi chiamare così.
S. Di Pinto: Vi ringrazio per quanto ci avete esposto e per le importantissime testimonianze.