La capanna del Veggente. Episodio uno.

Avanti, entra pure. Accomodati. Se sei giunto fin qui, i motivi sono due: o vuoi chiedere consiglio ad un povero sciamano stanco e cieco, oppure ti sei perso. Dal tuo silenzio e da come guardi i teschi appesi alla parete, direi che la seconda opzione è la più probabile. So cosa stai pensando: “Come fa a conoscere la mia espressione un vecchio cieco?”. Beh, non a caso mi chiamano Il Veggente. Ma ora siediti pure, lascia che ti spieghi cosa succederà ora: sei entrato in questa capanna per ripararti dalla tempesta, ma, appena finirà, i lupi usciranno dalle loro tane per sbranare tutti quei poveri viandanti che, come te, hanno cercato rifugio qui. Uscire dal villaggio ti sarà impossibile, almeno per un po’ di tempo. Mi stai simpatico, però, e credo che saresti una risorsa utile per questo posto. Lasciarti in pasto ai lupi sarebbe uno spreco. Finché la tempesta non sarà passata, tuttavia, non possiamo fare molto, ma, per tua fortuna, il vecchio Kleronos qui presente conosce molte storie. Forse, tra queste, troverai anche le risposte che stai cercando. Dopotutto, è per quelle che sei finito qui. Argh, mi sto perdendo in chiacchere inutili, cos’è che ti stavo dicendo? Sì, giusto: le storie. Ne vuoi sentire una? Felice di sapere che esiste ancora gente curiosa al mondo. Bene, iniziamo…

Capitolo I: Izanagi e Izanami

Dei miei primi anni in Giappone non ricordo tanto, ma per il semplice motivo che non c’è molto da ricordare: Izanagi, il dio creatore, aveva appena iniziato a plasmare quella terra, per cui, oltre a qualche ciliegio qui e lì sulle montagne, non avevo molto da vedere. Ciononostante, quando ripenso al mio arrivo lì, ricordo con piacere la compagnia di Izanagi e di sua moglie Izanami. Credo fossero una delle coppie più affiatate che io abbia mai visto, ma fu proprio questo che portò il loro rapporto alla rovina. I due avevano infatti avuto molti figli, i kami, spiriti elementali a cui il dio del Sol Levante avrebbe poi affidato la protezione di quella neonata terra: fra questi, mi ricordo di Uwatazumi, kami del mare, impetuoso, ma spesso e volentieri generoso verso gli uomini; di Inatsuiko, kami del vento, il più veloce di tutti e quattro e molto saggio; di Ukunoki, kami degli alberi, forte e possente, ma un po’ ingenuo; di Kagutsuchi, kami del fuoco, il più giovane ed anche il meno amato. Infatti, devi sapere che, quando nacque l’ultimo, Izanami venne bruciata dall’interno durante il parto e morì. I teneri vagiti del neonato erano sovrastati dalle strazianti grida di dolore della madre, ma quell’accavallarsi di voci durò poco. La quiete tornò in un attimo, ma non nello sguardo di Izanagi. Non pianse, non era da lui manifestare i sentimenti così evidentemente. La sua reazione, però, fu immediata: prese con sé Ame no Ohabari (la leggendaria spada capace di tagliare in due anche una montagna), affidò Kagutsuchi ai fratelli e partì alla volta di Yomi, la porta che permetteva di accedere al regno dei morti. Purtroppo, Izanagi è sempre stato troppo impulsivo, agiva senza riflettere, ma questo era solo uno dei suoi tanti difetti. Aveva seppellito Izanami, ma ciò non era bastato per riprendere a vivere normalmente e così iniziò la sua discesa verso gli Inferi per recuperare la sua amata. Dopo due giorni e tre notti, giunse davanti ad un enorme torii nero e rosso, che precedeva una grotta: quello era Yomi, il portale per il regno dei morti, dove solo le anime che hanno smesso di vivere possono accedere, ed Izanagi, purtroppo, non esitò ad attraversarlo.

Autore

Simone Di Pinto

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