La prossima storia, come tante altre che voglio raccontarti, ti mostrerà una delle poche regole che valgono davvero per tutti, dèi, uomini e creature malvagie: per quanto tu possa provare a piegarlo, trasformarlo e cambiarlo, il destino farà sempre il suo corso. Spesso, anzi, sarà proprio quel tuo tentativo di modificarlo a renderlo tale. Questa è la storia di tre ragazzi, che non hanno colpa alcuna se non essere temuti dalle persone sbagliate. Questa è la storia dei figli di Loki.
Capitolo II: I figli di Loki
Quell’anno Loki si era assentato per ben tre volte da Asgard. Capitava, a volte, che la sala degli dèi rimanesse vuota dopo i banchetti, ma la figura del dio dell’inganno ubriaca e addormentata sul tavolo al mattino era onnipresente. Questa volta, invece, non si era neppure presentato la sera prima e avrebbe fatto così per altre due volte. Odino, quando i suoi corvi gli riferirono di aver visto Loki andare a Jotunheim, capì quello che stava succedendo; mise allora insieme un gruppo per una spedizione e, all’insaputa del semidio, andarono nella terra dei giganti. Dèi e jotunn non sono mai stati in pace, Loki era l’unica eccezione alla regola: figlio di una dea e di un gigante, fratello di Odino, è l’unico semigigante a vivere ad Asgard e ad avere la fiducia degli dèi. Certo, li aveva cacciati nei guai molto spesso, ma era sempre grazie a lui se riuscivano ad uscirne. Le divinità, purtroppo però, sono ingrate, temono il fato, la morte, sono più umane di quello che si crede e Odino era il più timoroso fra tutti. Le Norne gli avevano predetto che sarebbe morto durante il Ragnarok e lui aveva fatto di tutto per evitarlo: si era appeso allo Yggdrasil per conoscere le rune, aveva viaggiato a lungo per imparare la magia Vanir e aveva addirittura ceduto un occhio per conoscere il futuro. Ma non era abbastanza. Egli mise Thor, il dio del tuono, e Tyr, il dio della giustizia, a capo della spedizione e li mandò a cercare una qualsiasi traccia di Loki. Dopo nove giorni di viaggio, costretti da una forte tempesta (come quella che ti ha portato qui), trovarono rifugio in una capanna nel Bosco di Ferro, presso una strega molto magra e debole di nome Angrboda. Questa li servì con tutto ciò che aveva in casa, ma la pancia di Thor è sempre difficile da saziare, così si mise a perlustrare la casa. Dietro l’enorme calderone che era in un angolo della stanza, trovò una botola coperta da un tappeto e, quando la aprì, non ebbe dubbi: quelli che erano nascosti lì dentro erano i figli di Loki. Angrboda lo strattonò e gli tirò un pugno e credimi, un pugno dato da un gigante fa sempre male, che sia questo un neonato, una vecchia oppure il più debole della stirpe. La strega, seppur fine come un capello, si mise fra il dio e i bambini, consapevole che non sarebbe mai riuscita a proteggerli. Devi sapere che Thor ha sempre serbato un grande rancore per i giganti e l’idea di essere stato colpito da una di loro… Non si trattenne, nonostante Angrboda stesse supplicando pietà: alzò il suo martello e le fracassò il cranio davanti ai suoi figli. Ad averlo visto mentre lo faceva, però, era stato uno solo, lo stesso che il dio prese per il collo e legò con forza ad un grande ramo perché non si muovesse. Tyr, inorridito dalla scena a cui aveva appena assistito, prese in braccio il secondo e lo accarezzò dolcemente sulla testa mentre dormiva. La terza fu presa per mano dagli altri Æsir, che le tennero sempre e solo quella destra; l’unica dea che la prese per la sinistra è ancora oggi spaventata da quel che ha visto negli occhi della bambina e si è rifugiata nella sua abitazione. Non esce da allora. Durante il ritorno dovettero fermarsi molto più spesso a causa delle tormente che Skadi, la semigigantessa della caccia, stava scagliando loro contro per l’uccisione di Angrboda. Nel frattempo i figli crescevano: il primo arrivò ad Asgard dopo un mese di cammino legato ad un abete che lo teneva fermo per miracolo; il secondo riusciva a saziarsi solo dopo due capre, date sempre dall’unico che lo accudiva e gli si era affezionato: Tyr; la terza era ormai divenuta una donna, con lo sguardo fiero ed istruita dalle dee. Poco dopo, si ritrovarono al cospetto di Odino, l’Alto, che li osservava con occhio giudice. Questo momento segnerà l’inizio, anche se indirettamente, della fine.