La guerra degli scimpanzé del Gombe rappresenta un evento unico nella storia dell’etologia e degli studi sui primati. Gli scimpanzé, i nostri parenti evolutivi più prossimi, hanno infatti dimostrato di essere in grado di impegnarsi in un conflitto organizzato, simile alle guerre intraspecifiche osservate nel corso della storia in molte società umane.
Ma quale può essere stato il motivo che ha scatenato l’inizio di questo conflitto al limite tra il reale e il distopico?
La guerra degli scimpanzé del Gombe, che prende il nome dall’omonimo parco situato in Tanzania, teatro del conflitto, si è svolta nel corso di ben quattro anni, dal 1974 al 1978, a causa di una serie di fattori complessi che hanno innescato un conflitto violento tra due “clan rivali”. Sebbene sia difficile per noi stabilirne una causa specifica, dal momento che questi animali non hanno ancora la possibilità di comunicare con noi, i seguenti fattori chiave hanno, con molta probabilità, contribuito all’escalation del conflitto:
- Vuoto di potere: La morte del vecchio leader del gruppo Kahama, chiamato Hugh, ha creato un vuoto di potere all’interno del gruppo. Questo ha generato una lotta per la supremazia tra i giovani maschi che aspiravano a prendere il suo posto come capo del gruppo.
- Competizione territoriale: Gli scimpanzé sono animali territoriali, difendono dunque attivamente il loro territorio dagli intrusi. Il gruppo Kasakela, guidato da Humphrey Boscherino, ha cercato di espandere la propria zona a spese del gruppo Kahama. Questa competizione per le risorse e il controllo del territorio hanno alimentato la tensione tra i due gruppi e ha portato a scontri sempre più violenti.
- Risorse limitate: Il Parco Nazionale del Gombe, pur essendo un’area protetta, ha risorse limitate, come cibo e fonti d’acqua. La crescente popolazione di scimpanzé ha aumentato la pressione sulle risorse disponibili, creando una maggiore competizione tra i gruppi. Questa penuria può aver contribuito all’aggressività e all’ostilità tra i gruppi rivali.
- Dinamiche sociali complesse: Gli scimpanzé hanno una struttura sociale gerarchica, in cui i maschi dominanti cercano di mantenere il loro status di potere. La morte di un leader dominante può destabilizzare l’intero gruppo e portare a conflitti interni per il riassestamento della gerarchia. Le alleanze e le rivalità tra i membri possono influenzare la dinamica del gruppo e aumentare il rischio di conflitti violenti.
Ciò che ha reso questo conflitto particolarmente interessante è stato il comportamento strategico e politico osservato tra gli scimpanzé. Entrambi i gruppi hanno infatti cercato di formare alleanze con individui provenienti da altre comunità di scimpanzé, cercando di aumentare la loro forza e le loro risorse. Questo ha dimostrato una notevole capacità di pianificazione e coordinamento da parte dei primati, nonché una comprensione di concetti sociali complessi come l’alleanza e la cooperazione temporanea.
Le battaglie tra i due gruppi di scimpanzé sono state violente e brutali, con combattimenti che coinvolgevano artigli, morsi e calci, e secondo Jane Goodall, l’etologa che ha registrato e studiato dal vivo il conflitto, i primati sembravano quasi provare piacere nel vedere gli avversari stremati e sofferenti. Gli scimpanzé si sono organizzati in gruppi di combattimento e hanno dimostrato una notevole determinazione nel perseguire i loro obiettivi. Questo tipo di comportamento aggressivo e la capacità di impegnarsi in delle guerre sono elementi che in passato si pensava fossero esclusivi degli esseri umani, ma il conflitto del Gombe ha sfidato questa concezione.
Gli studi condotti sulla guerra degli scimpanzé del Gombe hanno contribuito a una maggiore comprensione delle dinamiche sociali e dei comportamenti di gruppo negli scimpanzé. Hanno anche suscitato dibattiti e discussioni sulla natura umana e sull’evoluzione della violenza e dei conflitti nelle società.
Questa guerra continua ad essere un punto di riferimento importante per la comprensione delle origini e dell’espressione del comportamento aggressivo negli animali, inclusi gli esseri umani.
Questo scenario bellico “dai protagonisti animali” ha dunque offerto un’opportunità unica per gli studiosi di osservare da vicino queste dinamiche e di studiare le differenze e le similitudini con il comportamento umano; ed è proprio su quest’ultime che noi vorremmo soffermarci. Infatti, pensando agli scimpanzé, spesso si pensa solamente al fatto che questi siano i nostri “progenitori” e non a quanto siano, in realtà, simili a noi.
L’osservazione di come organizzassero attacchi coordinati e strategie di gruppo per ottenere vantaggi territoriali è infatti un’illuminante testimonianza delle loro abilità sociali e cognitive.
Questa capacità di pianificazione e coordinamento evidenzia la presenza di un livello di intelligenza sociale nei non umani che spesso sottovalutiamo. Gli scimpanzé dimostrano una comprensione complessa delle dinamiche di gruppo, delle alleanze e della gestione delle risorse. La loro capacità di stabilire tattiche comuni e collaborare per raggiungere obiettivi condivisi è affascinante e rappresenta un’importante area di studio per i ricercatori.
La guerra degli scimpanzé del Gombe ci invita dunque a riflettere sulla nostra stessa natura e sulle origini dei comportamenti aggressivi e territoriali presenti nella società umana. Allo stesso modo degli umani, infatti, come abbiamo scoperto da questo approfondimento, anche gli scimpanzé presentano tendenze conflittuali, e sono capaci di combattere delle vere e proprie guerre tra “popoli” causando morte e distruzione.
Studi come questo ci aiutano inoltre a comprendere meglio queste specie, consentendo una gestione più efficace delle aree protette e contribuendo alla conservazione delle loro popolazioni.
In conclusione, la guerra degli scimpanzé del Gombe ci ricorda come le capacità di pianificazione e coordinamento non siano prerogative esclusive degli esseri umani. Gli scimpanzé ci sfidano a riconsiderare le nostre concezioni di intelligenza e comportamento sociale, aprendo la strada a una maggiore comprensione e apprezzamento delle capacità cognitive degli animali.