Una patina nera continua ad avvolgere la sua reliquia inerte, i petali giacciono incolti sull’arido terreno umido di lacrime, venefico stagno intriso di ombre che più non hanno nome.
Non ha più da fare. Un timido colore riluceva nelle tiepide ore, assecondava il leggero movimento del corpo sensibile al minimo soffio di vento. Seguiva l’armonia del mondo la sua danza e dimenticava il tempo.
Non ha più che dire. Un trucido istante ha spezzato il suono, sereno, come il volto della primavera precoce. Riempiva le fosse un intimo tepore, ma non cercava parole scevre di vita, pronunciate nel timore.
Allora le comunico, signore, che ora la rosa non è raccolta. Tuttavia è morta. E ha pianto di fronte al sospetto che il giorno non basti ancora a ricordare il freddo del suo letto.
Copriti adesso se hai ancora freddo, e, se senti, rispondi alla graffiante morsa del silenzio.