SIMEONE II DI BULGARIA: DA ZAR A PRIMO MINISTRO

Divenuto zar a soli sei anni, ad oggi resta l’unico capo di stato della Seconda guerra mondiale ancora in vita insieme al Dalai Lama e l’unico sovrano ad esser riuscito a prendere democraticamente posizioni di potere all’interno di uno stato repubblicano.

Procedendo passo per passo, concentriamoci innanzitutto sul lignaggio di Simeone II. Egli nacque dal matrimonio avvenuto nel 1927 fra suo padre, lo Zar Boris III di Bulgaria, e Giovanna di Savoia, figlia del re d’Italia Vittorio Emanuele III e della regina Elena del Montenegro. Come segno del solido matrimonio andatosi a creare, le due casate ebbero numerosi incontri nei quali consolidarono i rapporti reciproci, dimostrando come Italia e Bulgaria potessero intrattenere senza alcun problema cordiali rapporti diplomatici. Da tale unione nacque, il 16 giugno del 1937, Simeone.

Negli anni Trenta del secolo scorso, la Bulgaria conobbe una grande crescita economica unita ad un forte sentimento patriottico che consentì la breve unificazione nazionale della Bulgaria, con l’annessione della Dobrugia Meridionale, della Macedonia e della Samotracia, dovuta alle strabilianti capacità politico-diplomatiche di Boris III e dei suoi ministri. Le cose, tuttavia, sarebbe cambiate molto repentinamente. Nel 1943, a seguito di una visita di stato in Germania, zar Boris morì in circostanze misteriose, secondo alcuni avvelenato da Hitler stesso. Proprio in quel periodo, le forze aeree anglo-americane bombardarono duramente la capitale della Bulgaria, Sofia. Inoltre la travolgente avanzata sovietica si avvicinava sempre più minacciosamente ai confini settentrionali della Bulgaria marcati dal Danubio. Come se non bastasse, la situazione politica estremamente instabile volgeva a favore dei comunisti. In questo tribolatissimo quadro politico e militare, Simeone divenne zar a soli sei anni, sotto la reggenza del fratello del fu Boris III, Kyril, principe di Preslav, il quale però venne condannato a morte proprio a seguito della rivoluzione comunista, sostituito da una reggenza “popolare”, mentre l’intera famiglia reale venne reclusa in arresti domiciliari nella reggia di Vrana.

L’Armata Rossa, dopo aspri combattimenti in Romania ove i tedeschi cercarono strenuamente di difendere i preziosissimi pozzi di petrolio sul Mar Nero, superò trionfalmente il Danubio dilagando nelle pianure settentrionali della Bulgaria. Tale avanzata fece sì che il governo bulgaro, a seguito della rivoluzione comunista del 9 settembre 1944, si arrendesse alle forze sovietiche e insurrezionaliste. Il destino del giovanissimo zar era segnato: il 15 settembre 1946 si votò per l’abolizione della monarchia e la sostituzione d’essa con la repubblica: il referendum passò con il 95% d’assenso (e qui bisogna domandarsi se le votazioni non fossero state falsate).

Con una sorte affine a quella dei reali italiani, la famiglia reale bulgara fu costretta ad andare in esilio ad Alessandro d’Egitto, ove Simeone II e la sua famiglia si ricongiunsero con Vittorio Emanuele III. Di lì a pochi anni sarebbe andato a vivere con la madre e la sorella a Madrid, dove sarebbe rimasto sino al 2001, completando la sua istruzione presso un collegio militare americano. Al compimento dei diciotto anni, in procinto di lanciare un potente messaggio contro il regime comunista, proclamò al popolo bulgaro che, in caso il trono fosse stato restaurato, egli sarebbe stato fedele alla vecchia costituzione bulgara, invitando l’intera nazione a resistere con incrollabile coraggio alla dittatura.

Simeone II, durante il suo soggiorno a Madrid, divenne un importante businessman, dando lustro alla sua figura nel mondo, dunque preparando la sua prossima ascesa in campo politico. E fu così che ritornò in auge nel suo paese natale nell’anno 1996, dove cominciò a mettere le basi per la creazione di un suo partito. E fu proprio nel 2001 l’anno in cui costituì il “Movimento Nazionale Simeone II” (NDSB), partito politico di centrodestra avente ideali liberal-conservatori. Tale schieramento, servendosi di alleanze strategiche per procacciarsi la maggioranza, vinse le elezioni del 2001.

Non vorrei concentrarmi tanto sull’attività politica del suddetto partito, e non andrò nemmeno a commentare  ampiamente il suo operato, il quale, ci tengo comunque a dire, non fu tutto rose e fiori, dati alcuni scandali che gettarono tenebrose ombre su di lui. Mi concentrerei piuttosto sulla grande simbolicità della sua figura. A seguito dell’instaurazione del regime comunista, come d’altronde accade con tutte quante le dittature, la storia di Bulgaria venne completamente distorta, se non cancellata. Il ritorno dello zar del 1996 rappresentò un risveglio dell’intero popolo bulgaro che diede fiducia al figlio di colui che fece conoscere al popolo bulgaro un fulgido periodo storico parificabile per certi versi ad alcuni lembi di risorgimento italiano. Proprio nel periodo in cui Simeone II ritornò in Bulgaria, al cospetto di Giovanna di Savoia e della principessa Maria Luisa, il cuore dello zar Boris III (l’unica parte del suo corpo conservatasi) venne traslato nel monastero di Rila, facendo sì che la famiglia reale, dunque un intero pezzo della storia bulgara, potesse finalmente essere scagionata dalle catene della demonizzazione impostale dal regime. Inoltre, lo zar non solo venne lodato per la nobile storia della sua famiglia, ma anche per i numerosi contatti che intratteneva con l’alta finanza spagnola e, soprattutto, statunitense. Proprio per via del suo stretto legame con gli Stati Uniti, paese grazie al quale completò anche la sua istruzione, venne visto dal popolo bulgaro come un simbolo di progresso e libertà per ovvi motivi dati dall’allora scottante attualità. Dal crollo del muro di Berlino, come fecero d’altronde tutti gli stati satelliti sovietici, anche la Bulgaria cominciò a guardare agli States e all’Occidente in generale come a un paradiso di prosperità, e quando la Bulgaria entrò a far parte della Nato nel 2004 a seguito di una visita di stato del presidente George W. Bush a Sofia, l’amicizia popolare nei confronti degli Stati Uniti toccò picchi molto alti, marcati per l’appunto dalle visioni filoamericane e liberiste di Simeone II in persona. Concludendo il discorso, come detto nell’introduzione a questo articolo, Simeone è l’unico sovrano regnante durante la Seconda guerra mondiale insieme al Dalai Lama ancora in vita ed è l’unico monarca in tutto il mondo ad essere asceso a cariche pubbliche grazie ad un sistema democratico a seguito della propria detronizzazione. Sicché questi elementi crearono intorno a lui un ulteriore e spontaneo alone di ammirazione da parte del popolo bulgaro.

L’esperienza politica di Simeone, tuttavia, non ebbe vita lunga e soprattutto non riuscì a trovar fortuna alla luce dei numerosi scandali precedentemente accennati. Per colpa di questi – riportando le motivazioni datemi da cittadini bulgari che in quegli anni partecipavano attivamente alla vita politica -, il popolo perse rapidamente fiducia nello zar, sicché l’alone di tripudiante ammirazione in cui egli s’era crogiolato crollò rapidamente, facendo perdere la fiducia di molti nella politica (i medesimi cominciarono anche a guardare con diffidenza la famiglia reale bulgara, talvolta rispolverando posizioni revisioniste nei suoi confronti). 

Al giorno d’oggi, con i suoi 84 anni, Simeone II resta attivo negli ambienti politici liberal-conservatori europei, oltre che nel mondo diplomatico.

Autore

Nicola Bosco

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